L’evoluzione della scienza nella storia della filosofia

Termine, che, nella sua accezione generica, indica una conoscenza o un sistema di conoscenze certe. Piú particolarmente indica la conoscenza di una determinata parte del conoscibile; al plurale scienze indica le singole discipline di studio: possono essere empiriche o naturali (fisica, botanica, zoologia, ecc.), matematiche o astratte o formali (logica, matematica), sociali, psicologiche. Lo scientismo da una parte e le correnti esistenziali dall’altra negano che la filosofia possa dirsi scienza in opposizione alla tradizione platonico-aristotelica, secondo cui la filosofia era la scienza per eccellenza.
Infatti Platone situava il sapere delle scienze (aritmetica, geometria, astronomia, armonia) tra l’opinione (originata dalla fugacità dell’esperienza sensibile) e il sapere perfetto della dialettica; e Aristotele vedeva nella metafisica, che ricerca gli ultimi principi o cause delle cose, la scienza suprema in quanto essa sola è conoscenza necessaria che dimostra come e perché una realtà qualsiasi non può esser diversa da com’è. Questa concezione è comune anche nella scolastica medievale.
Dalla torre di Pisa all’interferometro atomico

Galileo aveva ragione. Ne è passato di tempo dai suoi famosi, quanto leggendari, esperimenti dalla Torre di Pisa per verificare se tutti i corpi, indipendentemente dalla loro massa o struttura, cadevano con la stessa accelerazione. Proprio in quegli anni si ponevano le basi del principio di equivalenza, uno dei più famosi e studiati principi della fisica in grado di far arrovellare menti geniali del calibro di Isaac Newton ed Albert Einstein. Quasi quattrocento anni dopo, un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Università di Firenze, che lavora all’esperimento Magia, guidato da Guglielmo Tino — ricercatore dell’INFN e ordinario di Fisica della materia presso l’Ateneo Fiorentino — ha deciso di studiare ancora questo fenomeno ma più da vicino. Come? Bella domanda.
Anziché la Torre di Pisa e oggetti comuni, per realizzare le misure sono stati utilizzati strumenti più complessi: un interferometro atomico — usato per determinare i movimenti degli atomi su scale microscopiche – e isotopi dell’atomo di stronzio ultrafreddi, a temperature vicine allo zero assoluto, in caduta libera nel vuoto. Questo ha permesso agli scienziati di misurare l’accelerazione con cui gli atomi cadono nel campo gravitazionale terrestre. Questa misura rappresenta il primo test del principio di equivalenza, effettuato confrontando atomi con e senza spin e con caratteristiche diverse, ossia bosoni e fermioni.
Protagonisti della fantascienza

Mondi lontani, abitati da esseri artificiali, pianeti governati da un computer, astronavi al comando di cervelli cyborg. Nell’immaginario di tutti, il robot è la fantascienza. In effetti, creare un doppio, un essere artificiale dotato di vita propria è sempre stato il sogno dell’uomo, fin dall’antichità: ne parlano alcuni miti greci, leggende medievali e soprattutto la vicenda mitica cinquecentesca del Golem, l’essere di argilla che nel ghetto di Praga proteggeva gli ebrei e che veniva messo in movimento da formule cabalistiche. Ma l’idea di una creatura portata in vita dalla scienza è da tutti gli studiosi attribuita a Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein (1818).
Sebbene non si tratti di un robot, la creatura del romanzo è in vita non per magia, ma per il potere della tecnologia, in questo caso dell’elettricità. Un tema molto intrigante: l’idea di costruire automi intelligenti soddisfa infatti l’aspirazione umana di raggiungere l’immortalità e contemporaneamente fa nascere il timore che, proprio perché la macchina è priva dei difetti tipicamente umani, possa diventare più potente dell’uomo e quindi pericolosa. La nascente tecnologia colpì l’immaginazione degli scrittori molto presto, infatti. Già nel 1868 Edward Ellis scrisse di uomini a vapore nel romanzo The Steam Man of the Prairies e anche Jules Verne ideò per il suo romanzo Il demone di Cawnpore (1880) un elefante meccanico mosso dalla forza del vapore.
La fantascienza cibernetica
La parola robot nacque però qualche anno dopo, coniata dal commediografo boemo Karel Capek per il dramma R. U. R. (Rossum’s Universal Robot) del 1920, e deriva dalla parola ceca robota (chi lavora duro). I robot di Capek erano creature artificiali indistinguibili dagli esseri umani e avevano il compito di svolgere lavori pesanti. Non fu però la fantasia a dare il via alla vera fantascienza cibernetica, quella che si occupa di uomini meccanici e computer intelligenti. Fu la scienza: il primo a introdurre il computer nei racconti della rivista che dirigeva,”Astounding science fiction”, fu infatti John Campbell che era studente al MIT, l’università tecnologica più prestigiosa degli Usa.
Campbell divenne amico di uno dei docenti, il matematico Norbert Wiener, tra gli studio-si cui si deve l’invenzione del computer. Le conversazioni con questo scienziato hanno ispirato i suoi racconti influenzando tutta la letteratura di fantascienza, compreso l’amico Isaac Asimov, universalmente riconosciuto come il più importante autore di romanzi sui robot. Pochi sanno, per esempio, che le celebri tre leggi della robotica un’idea di Campbell, non di Asimov che le enunciò.
Perché usare un registratore vocale

Parlando del registratore vocale, ci viene subito in mente il dittafono (che non è nient’altro che la versione “vecchia” del registratore vocale). Dittafoni erano di dimensioni un po’ più grandi e come memoria di registrazione audio usavano delle piccole audio cassette.
È vero però che molti di noi, non avendo il dittafono a casa, per poter registrare qualcosa, usavamo le radio, che erano non solo ingombranti per le dimensioni, ma anche per il fatto che uno doveva avvicinarsi molto per registrare la voce, sennò i rumori di sottofondo erano predominanti e non si sentiva il resto.
Durante le lezioni universitarie, in passato si potevano vedere spesso degli studenti che venivano con i computer personali portatili per poter registrare la voce del professore, mettendolo direttamente sulla cattedra. Occupavano talmente tanto spazio, ma poi per non parlare del peso. Con il registratore vocale, oggi giorno, il problema del peso ma anche dello spazio che “occupa” diciamo che è più che risolto. La tecnologia come sempre ha fatto dei incredibili passi da gigante, superando le aspettative e i sogni di tutti.
Cos’è un registratore vocale
Il registratore vocale è un attrezzo di piccolissime dimensioni (parliamo di pochi centimetri) e con una memoria incorporata, che si usa per le registrazioni audio. Vengono spesso usati nelle conferenze, durante le lezioni universitarie e da parte dei giornalisti. È molto più semplice premere un pulsante e registrare tutte le parole del nostro interlocutore durante un’intervista, anziché scriverle velocemente perdendo magari la metà del significato vero.
Sono apparecchi molto leggeri e semplici da usare e per questo molti di noi lo usano quotidianamente. Sapiamo bene che, tutti i computer personali, ma anche i telefoni cellulari (specialmente gli smartphone) hanno dei registratori vocali incorporati. Magari non sono i più migliori per quanto riguarda la qualità, la sicuramente più che utili. Naturalmente dipende tutto dall’uso che dobbiamo fare anche noi, se siamo studenti universitari o giornalisti, che spesso devono registrare delle conversazioni o le interviste con le altre persone, con pochi euro, a casa ci possiamo portare un vero gioiellino.
Come scegliere un registratore vocale
Non tutti i registratori sono identici e hanno le stesse funzioni. Troverete anche quelli che sono compatibili con i software più moderni di trascrizione vocale. È una cosa ottima. Vi immaginate di trascrivere sei ore delle lezioni universitarie a mano, oppure una conferenza stampa lunghissima.
Quanto tempo uno perderebbe trascrivendo tutte quelle parole dal registrazione vocale sul computer o su un foglio. Altre cose che dovete considerare quando scegliete un registratore vocale sono sicuramente: le dimensioni del registratore, il peso, quantità della memoria interna e la possibilità di mettere una scheda di memoria esterna, qualità audio
Le ultime novità in fatto di cure dell Acne

Questa malattia, pur non producendo nessun danno mortale, ne può causare di seri da un punto di vista psicologico. E’ molto diffusa, specialmente tra gli adolescenti, a causa degli sbalzi ormonali a cui sono sottoposti. Originata da un’eccessiva produzione di sebo, può essere curata con vari mezzi. Oltre a quelli tradizionali, come creme, cure farmacologiche, e rimedi omeopatici, si stanno affermando quelli dettati dalle nuove tecnologie.
Analizziamone qualcuno
Sebutape. E’ molto consigliato. Costituito da un film adesivo da applicare al viso, questo riesce a valutare quello che è il tipo di sebo del paziente ed a determinare la terapia da mettere in atto più adatta per eliminare i brufoli nel modo più veloce ed efficace possibile.
Peeling o needling. Si tratta di una stimolazione del derma attraverso aghi sottili; si rende necessaria quando i segni dell’acne siano ormai permanenti. Le lesioni miglioramo fino al 70%.
Isotetrinoina. E’ un farmaco che ha preso piede negli ultimi anni, ma ha una reputazione controversa. Assolutamente vietato alle donne incinte, va associato ad un processo di contraccezione da un mese prima della sua somministrazione ad un mese dopo la conclusione del trattamento. Questo ha una lunga durata e, come effetto collaterale, tende a seccare le mucose.
Luce pulsata
Sfruttando le onde d’urto prodotte da questa luce si favorisce il riequilibrio della pelle e l’eliminazione delle cellule morte, liberando così il poro e favorendo l’espulsione del sebo in eccesso. Il loro utilizzo non è legato soltanto ai centri estetici, dove ormai trova applicazione in numerosi campi, ma può essere comodamente fatto a casa. E’ facile trovare siti internet dove comprare questi prodotti, con prezzi che variano in base a tutte le esigenze.
Io posso consigliarvi Face-up, dove ho preso il mio, che vende macchine efficaci ed economiche. Basta massaggiare, con movimenti circolari, il viso, per 10 minuti circa al giorno per ottenere degli ottimi risultati, che in due o tre mesi ci faranno dimenticare tutti i nostri problemi con acne. La luce pulsata non è un laser e quindi non ne produce tutti quegli sgradevoli effetti collaterali come bruciore, rossore e prurito. Si può fare il trattamento nella pausa pranzo e tornare al lavoro subito dopo poiché non ha nessuna controindicazione.
Trattamenti laser
Non sono una cura definitiva per l’acne, ma hanno il compito di eliminarne gli effetti come le macchie e le cicatrici. Si distingue in tre tipi principali:
Laser CO2. Colpisce il brufolo, diminuendo la carica batterica e il processo infiammatoriio, e stimolando la rigenerazione del derma
Radiofrequenza. Non penetra troppo in profondità e sfrutta temperature più basse rispetto al laser, rendendo più breve la fase di recupero.Usata insieme alla tecnica della luce pulsata ne aumenta i benefici sulla pelle.
Laser Fraxel. Ha pochi effetti collaterali e tempi di ripresa brevi combinando le potenziaità delle due tecniche usate sopra.
I trattamenti laser non sono propriamente economici; i loro costi variano dai 300 ai 600 euro a seduta.
Tritare tutto con un robot tritatutto

In ogni cucina che si rispetti non manca mai un robot tritatutto capace di ridurre in piccoli pezzettini qualsiasi tipo di alimento. Esistono però tantissimi tipi di robot tritatutto, come fare a scegliere quello più corrispondente alle proprie esigenze culinarie?
Caratteristiche dei robot da cucina
Hanno caratteristiche capaci di differenziarli l’uno dall’altro: i robot tritatutto esistono oggi in svariati modelli che servono per tritare alimenti diversi e per questo presentano qualità che possono renderli anche molto diversi tra loro. Come fare a scegliere il robot tritatutto più idoneo alle proprie necessità?
Per capire quale sia il modello adatto bisognerebbe basarsi sulle proprie specialità culinarie, sui propri piatti forti: per esempio se si ama preparare leccornie e dolci, si può prendere in considerazione l’idea di acquistare quei robot tritatutto che riescono a polverizzare chicchi di caffè, noci, mandorle, nocciole, ingredienti base per la preparazione di torte, biscotti o creme.
Ci sono invece altri tritatutto più adatti a essere usati per preparare frullati e passati di verdure e che si rivelano utili se si segue un particolare tipo di alimentazione o si preferisce preparare pietanze più elaborate in cui a condire il tutto saranno verdure frullate. Un tritatutto elettrico si dimostra anche molto utile quando bisogna preparare le pappe per i neonati: le mamme che preferiscono le pappine fatte in casa a quelle confezionate oggi sono tante e il tritatutto si rivela un degno e insostituibile alleato in questo.
Funzioni di un robot da cucina
Tutte le funzioni del robot tritatutto dipendono soprattutto dalla capienza dell’apparecchio stesso: un robot con una capienza maggiore sarà più idoneo per la preparazione di passati e pappe per bimbi, mentre quello con una capienza media sarà preferibile da usare per tritare ortaggi e frutta.
Altra cosa da prendere in considerazione per scegliere il proprio robot tritatutto è la potenza del motore, che dipende dalla quantità di alimenti che riesce a contenere. Per esempio un robot tritatutto dalla potenza di 300 Watt in genere è adatto per lavorare circa 500 ml di alimenti che equivalgono circa a 200 gr di tritati. Inutile dire come anche l’occhio voglia la sua parte nella scelta del robot tritatutto: infatti esistono modelli particolarmente moderni e tecnologici che, oltre a contraddistinguersi per le diverse funzioni, godono anche di un design all’avanguardia.
Tutto però dipende dallo spazio che si ha in casa: attenzione se il robot è troppo lungo o troppo largo perché potrebbe rivelarsi più un ingombro che un apparecchio utile, mentre è bene assicurarsi della qualità delle lame e se si sceglie il modello a pressione meglio che abbia una base molto stabile.
Usi e funzioni del gasatore per l’acqua

A cosa serve il gasatore acqua e come funziona? Il gasatore acqua viene acquistato dalle famiglie per avere acqua frizzante e fresca subito pronta, infatti serve a far diventare frizzante la normale acqua di rubinetto, evitando così l’acquisto dell’acqua frizzante in bottiglia o delle bustine di soluzione effervescente.
Come funziona il gasatore acqua
Depurare e gasare l’acqua del rubinetto oggi è reso molto più facile grazie all’uso e all’azione del gasatore acqua. Grazie al gasatore infatti è possibile avere sempre pronta acqua frizzante usando quella che viene erogata direttamente dal rubinetto di casa propria: in se stesso il gasatore è un apparecchio simile alle caraffe filtranti ma diversamente da loro è dotato di un cilindro di Co2 che serve appunto per gasare l’acqua. Al momento della gasatura, quindi, se ne decide il tipo e il livello desiderata e si mette in funzione il gasatore.
L’acqua del rubinetto con cui lo si sarà riempito risulterà depurata e resa frizzantina in poco tempo e secondo il grado di gasatura prescelto: in pratica, tale strumento risulta molto utile perché evita l’inutile spreco di plastica derivante dall’acquisto di bottiglie di acqua frizzante e soprattutto rappresenta un grande vantaggio economico proprio perché si risparmia la spesa di acqua frizzante.
Acqua in bottiglia o acqua del rubinetto?
Proprio a questo proposito il gasatore acqua domestico dovrebbe essere scelto secondo le proprie necessità, ovvero secondo la quantità di acqua che si consuma in media in una giornata: ci sono sia i gasatori con capacità un litro che quelli di un litro e mezzo.
Inoltre, proprio come le caraffe filtranti anche il gasatore acqua necessita di ricariche apposite di Co2: infatti, il gasatore ha sia il compito di fungere da impianto depuratore sia da gasatore, per cui è necessario ricaricare l’apparecchio ogni mese con gli appositi filtri che andranno sostituiti ogni volta che perderanno la propria efficacia depurativa. I cilindri di Co2 riescono in media a rendere frizzante una quantità di acqua pari a circa novanta litri che corrisponde più o meno alla quantità di acqua che consumano quattro persone in quindici giorni se bevessero solo acqua gasata.
Il che significa che, rapportando la quantità di acqua frizzante che il gasatore riesce a produrre a quella comprata in bottiglia, l’acqua prodotta dal gasatore nell’arco di un mese risulta decisamente maggiore rispetto alla quantità di acqua che si comprerebbe in bottiglia. Il cilindro di Co2 quindi risulta durare di più e produrre un’acqua molto più buona di quella che si ottiene con le semplici bustine di soluzione frizzante.
Ad ogni dente il proprio spazzolino

Oggi per una corretta igiene orale è bene lavarsi i denti con lo spazzolino dopo ogni pasto per non permettere ai batteri di potersi riprodurre e creare eventuali carie. Non tutti però sanno come usare nella maniera giusta lo spazzolino.
Quando usare lo spazzolino
I dentisti raccomandano di lavare i denti almeno tre volte al giorno ovvero dopo i pasti principali della giornata, ma lo spazzolino andrebbe usato in qualsiasi occasione possibile per avere cura della propria igiene orale. Lo spazzolino è di sicuro il mezzo ideale per pulire non solo i denti ma anche le gengive e la bocca in generale, eppure solo pochi sanno usarlo in modo corretto: infatti, un uso completo e corretto riesce a prevenire carie e disturbi gengivali nonché che i depositi sullo smalto dei denti della fastidiosa placca.
Naturalmente lo spazzolino dentale di per sé non può risolvere il problema della placca, bisogna quindi sapere come usarlo nel modo corretto per prevenire le malattie del cavo orale: per poter ottenere un risultato ottimale bisogna muovere lo spazzolino sulla superficie esterna dei denti in senso rotatorio dalla gengiva verso il dente e con movimento dall’alto verso il basso per i denti dell’arcata superiore mentre dal basso verso l’alto per quelli dell’arcata inferiore.
Per pulire bene la superficie interna dei denti invece il movimento da effettuare dev’essere rettilineo dall’interno verso l’esterno della bocca e dalla gengiva verso il dente. La superficie masticatoria invece va pulita muovendo lo spazzolino avanti e indietro così da poter rimuovere lo sporco e la placca annidata nello spazio tra un dente e l’altro.
Infine, per ottenere una completa igiene orale non va trascurata la pulizia della lingua da poter effettuare con uno spazzolino a setole morbide oppure con l’apposito puliscilingua di cui molti spazzolini sono già dotati. Basta usarlo sulla lingua eseguendo movimenti circolari: ciò permetterà di mantenere un alito più fresco e una lingua più pulita.
Spazzolino morbido o duro?
Importante è anche la scelta del tipo di spazzolino da usare: poiché non esiste uno spazzolino giusto per tutti i tipi di denti, bisogna capire quale sia il tipo di spazzolino che più soddisfa le proprie esigenze.
Per esempio, se si hanno denti particolarmente sensibili è inutile prendere uno spazzolino dalle setole dure dato che, come risultato già dal primo uso, andrà solo a irritare i denti e le gengive, meglio preferire uno spazzolino a setole morbide, perché la sua azione si rivela decisamente più delicata soprattutto in presenza di gengiviti.
Oltre alla scelta delle setole, anche le dimensioni dello spazzolino stesso sono importanti: lo spazzolino ideale dovrebbe poter raggiungere tutti gli angoli della bocca, per cui la testina deve risultare piccola abbastanza da permettere la pulizia di tutti i denti.
Vita con inseminazione artificiale

L’inseminazione artificiale è un metodo di fecondazione assistita cui le coppie possono ricorrere quando non riescono ad avere bambini in modo naturale. L’inseminazione artificiale si è rivelata subito molto efficace dato che la maggior parte delle volte riesce a risolvere il problema dell’infertilità.
La scoperta dell’inseminazione artificiale
L’inseminazione artificiale è una tecnica di fecondazione assistita attraverso cui si inseriscono gli spermatozoi dell’uomo nell’utero della partner nel momento di ovulazione: ciò permette di aumentare le possibilità per la coppia di avere un bambino. In genere si tratta di un metodo cui si ricorre in caso di sterilità maschile o se gli spermatozoi soffrono di una ridotta vitalità, per cui si preferisce fecondare l’ovulo intervenendo direttamente nel momento stesso in cui la donna sta ovulando.
È possibile effettuare un’inseminazione artificiale su ciclo naturale ma di solito, per aumentare le probabilità di successo dell’intervento, si tende a stimolare le ovaie prima così da assicurare la maturazione di almeno due o tre follicoli. La terapia, infatti, viene costantemente monitorata attraverso ecografie che permettono di programmare il momento migliore per intervenire con gli spermatozoi.
Il giorno dell’ovulazione infatti l’uomo consegna un campione di seme da cui si recuperano gli spermatozoi mobili per concentrarli in una cannula e depositarli direttamente nell’utero della partner.
In che cosa consiste l’inseminazione artificiale
Per la donna si tratta di un procedimento assolutamente indolore e che dura solo pochi minuti, infatti la paziente viene dimessa subito dopo l’inseminazione, dopo la quale le si raccomanderà di assumere progesterone fino al test di gravidanza. Nel caso la donna uscisse incinta, l’assunzione del progesterone dovrà proseguire per tutta la gravidanza.
Esistono due tipi di inseminazione artificiale: quella coniugale e quella da donatore. L’inseminazione coniugale viene effettuata usando lo sperma del partner per cui la donna sarà fecondata dagli spermatozoi del proprio compagno selezionati in laboratorio, invece l’inseminazione da donatore si effettua collocando nell’utero gli spermatozoi ottenuti dalla banca del seme. In entrambi i casi il procedimento è lo stesso: prima dell’inseminazione, le ovaie vengono stimolate attraverso gli ormoni per far sì che producano una maggiore quantità di follicoli, quindi si monitorano le dimensioni e il numero di follicoli e attraverso la somministrazione di un altro ormone si induce il rilascio dell’ovulo.
Il giorno stesso dell’inseminazione si ottiene il campione di seme dal donatore e si selezionano gli spermatozoi mobili, che attraverso una cannula vengono introdotti nell’utero. Se dopo aver tentato per tre o al massimo quattro cicli, la donna non esce incinta, le possibilità di essere fecondata diminuiscono e si preferisce ricorrere alla fecondazione in vitro.
Rasoio elettrico o lametta?

Da quando è possibile scegliere tra lametta e rasoio elettrico gli uomini preferiscono affidarsi a quest’ultimo per ottenere una barba rasata nel modo migliore, inoltre il rasoio elettrico si è rivelato senza dubbio più comodo della lametta.
Rasoio elettrico perché preferirlo alla lametta
Il rasoio elettrico è il miglior alleato degli uomini quando devono radersi la barba: diversamente dalla scomoda e poco pratica lametta, il rasoio permette di ottenere in poco tempo e con facilità la rasatura desiderata senza dover usare per forza schiuma da barba e riducendo di molto il tempo impiegato per la rasatura.
Oggi ci sono diversi tipi di rasoi ed è difficile scegliere quale usare se non si ha ben chiaro quale sia il proprio tipo di pelle, infatti proprio per questo bisogna decidere tra un rasoio elettrico a testine o un rasoio a lamina. Il primo tipo è dotato di tre testine rotanti formate da lame circolari che permettono appunto di radere la barba alla lunghezza desiderata.
La qualità delle lame radenti oggi è tale da permettere di seguire le forme del viso e di procedere con precisione alla rasatura. Diversamente il rasoio elettrico a lamina è dotato di una sorta di coltello che vibra sotto la lamina forata in cui entrano i peli della barba pronti per essere tagliati. Tale rasoio permette di ottenere la rasatura in modo veloce e uniforme già con una sola passata.
Quale tipo scegliere
A seconda del proprio tipo di pelle bisognerebbe scegliere il tipo di rasoio elettrico che fa al proprio caso: infatti, se la pelle del proprio viso soffriva per la rasatura con la lametta il rasoio elettrico per barba già rappresenta un vantaggio in sé dato che è decisamente meno dannoso, però se si ha la pelle particolarmente sensibile è possibile dover evitare determinati tipi di rasoi.
Per esempio, se la pelle è molto sensibile meglio optare per i modelli che possono essere usati con la crema prebarba che permette di preparare la pelle alla rasatura, ma se si vuole ottenere una rasatura più profonda bisognerà prendere in considerazione quello che riesce a catturare i peli più corti. Non solo la pelle dev’essere a dettar legge però: conta anche il rasoio in sé, che deve essere maneggevole e quindi dotato di una presa antiscivolo ed ergonomica, inoltre un motore più potente assicura anche una velocità di rasatura maggiore.
Nella scelta inoltre va posta attenzione anche al trimmer per le basette che spesso risultano fragili e mal posizionati. Anche la batteria è importante: meglio preferire un rasoio elettrico che possa essere ricaricato in poco tempo e che permetta un’autonomia sufficiente per effettuare una rasatura completa.
Configurazioni e letture di un router

Ormai affianco al computer non si trova solo il modem che permette il collegamento alla rete ma anche il router. Il router è un apparecchio che permette a un computer di effettuare una connessione tra più reti. Vediamo come funziona e a cosa serve.
Leggere file con un router
Il router è un apparecchio elettronico che permette di leggere le informazioni contenute nei pacchetti di dati che viaggiano in internet e indirizza tali informazioni verso gli indirizzi Ip corretti. Lo smistamento delle informazioni può essere diretto verso reti connesse alla stessa linea o verso delle sottoreti che è possibile raggiungere tramite altri nodi di rete.
In pratica si tratta di un sistema di elaborazione che ha lo scopo di indirizzare i dati agli indirizzi Ip e lo fa in due modi: il router può limitarsi a leggere l’indirizzo Ip in questione e trasmettere i dati contemporaneamente, per cui tale invio non implica la ricezione completa dei dati, oppure se si tratta di router store and forward prima immagazzina il pacchetto di dati e poi lo trasmette. In questo modo il router può adattare la trasmissione dei dati alla velocità della linea o del collegamento in uscita, evitando la perdita dei dati in casi di congestione della linea stessa.
Configurare i router
I router sono dei sistemi embedded, ovvero sono progettati per una determinata applicazione, per cui godono di un proprio sistema operativo e devono per questo essere configurati manualmente. In base al tipo, il router wifi può fornire un’interfaccia web oppure essere configurato tramite una console a riga di comando su porta seriale. I router in ambito professionale o domestico servono per crittografare le comunicazioni wireless e in genere non sono così potenti da gestire più di un paio di computer.
Sono infatti quelli usati dai provider e quelli impiegati negli snodi principali e sulle dorsali di internet a ricoprire ruoli più importanti e seri, come eseguire statistiche sui pacchetti di dati che viaggiano, o consentire di velocizzare il traffico di rete o mettere in sicurezza le informazioni. Questi router in genere sono dotati di processori derivati dai server e di una memoria maggiore, dato che sono impiegati per smistare milioni di pacchetti di dati al secondo che devono contemporaneamente analizzare e verificare.
Naturalmente se il router si dimostra veloce a smistare i dati, questi raggiungeranno in metà tempo gli indirizzi Ip destinatari. Può però capitare che il router subisca un sovraccarico di dati che potrebbe indurre un guasto o una rottura nella trasmissione, ciò rappresenterebbe un problema non solo per la linea coinvolta ma anche per i router delle linee adiacenti che si troveranno costretti a smistare una maggior quantità di dati col rischio di subire ulteriori guasti.
Il parto e l’allattamento

L’allattamento è una fase molto delicata dopo il parto: è il modo più immediato e naturale per nutrire il bebè durante i primi mesi di vita. Il latte materno ricco di proteine e vitamine è l’alimento migliore con cui nutrire il neonato per farlo cresce sano e forte.
Nutrire il neonato con il latte
Dopo averlo nutrito dall’interno per nove mesi, una volta fatto il suo ingresso nel mondo il neonato viene nutrito dalla mamma attraverso l’allattamento: il latte materno è da sempre considerato l’alimento più completo e nutriente per far crescere il bebè sano e robusto. Il latte della mamma infatti contiene tutti i nutrienti necessari, gli anticorpi e gli ormoni che contribuiscono a fortificare e rendere pronto il sistema immunitario del bambino ad affrontare i pericoli del mondo esterno.
Nella fase dell’allattamento la mamma deve continuare ad aver cura di sé delle proprie abitudini alimentari e quotidiane e continuare a condurre una vita sana così da trasmettere al bebè nutrienti di qualità. Il latte materno infatti basta da solo per i primi sei mesi di vita del neonato come alimento base della sua alimentazione dato che copre il fabbisogno nutritivo del bimbo, inoltre assumendo latte materno il neonato riesce a sviluppare delle difese immunitarie migliori e più resistenti verso virus, batteri e anche allergie.
I benefici dell’allattamento
L’allattamento favorisce lo sviluppo del rapporto tra la mamma e il bebè perché il piccolo riesce a sentire l’odore e percepire il calore della madre e si rilassa sicuro tra le sue braccia, mentre per la donna allattare significa percepire stimolazioni sensoriali di benessere ricevendo da quell’atto del tutto naturale tanta gratificazione. Le mamme che allattano al seno inoltre hanno un rischio minore di contrarre carcinoma alla mammella, neoplasia dell’ovaio e osteoporosi durante il periodo della menopausa e riescono più facilmente a tornare al peso pregravidico perché la produzione di latte prevede un alto consumo di energie da parte dell’organismo.
Per offrire al neonato un latte materno di qualità anche la mamma deve stare attenta a non riappropriarsi delle cattive abitudini perse durante la gravidanza, per esempio non mangiare troppi fritti e grassi e non esagerare con gli alimenti dolci e confezionati. Proprio come in gravidanza, durante l’allattamento le necessità nutritive della mamma arrivano a essere addirittura superiori per cui è necessario seguire una dieta ricca di acqua, frutta e verdure fresche, pesce, latticini che aiutano l’organismo a produrre latte adatto al neonato.
Bisognerà evitare quindi tutti gli alimenti e pietanze che possono dar luogo ad allergie nel bimbo e che possono far diventare sgradito il sapore o l’odore del latte, per cui al bando bevande a base di cola, caffè, the, cacao e naturalmente gli alcolici. Al contrario è importante bere almeno due litri d’acqua al giorno dato che il latte materno è formato dall’87% di acqua.
Mantenersi in forma con una pedana vibrante

Oggi tutti conoscono la pedana vibrante dato che si trova facilmente anche nelle palestre e pedane vibranti vengono ogni giorno pubblicizzate in televisione garantendo grandi risultati di tonicità e dimagrimento. Ma cos’è e come funziona la pedana vibrante? Esistono ormai diversi tipi di pedane vibranti, ma le prime pedane sono state usate nelle stazioni spaziali per permettere agli astronauti di poter effettuare un allenamento che garantisse loro di poter restare in orbita senza essere vittime di conseguenze traumatiche come problemi ossei o muscolari legati al proprio lavoro.
Nata quindi con lo scopo di coadiuvare l’allenamento degli astronauti, la pedana vibrante è entrata ben presto a far parte del mondo medico ed estetico, infatti viene oggi usata da fisioterapisti e da estetiste per combattere l’osteoporosi e l’invecchiamento del sistema osseo nonché per ridare tonicità ai muscoli. In pratica le vibrazioni della pedana agiscono direttamente sul nostro sistema muscolo-scheletrico andando a stimolarlo. In genere, infatti, muscoli e ossa tendono a rispondere alle sollecitazioni esterne imparando a gestire un certo sovraccarico, ma se il corpo è costretto a un riposo prolungato ovvero all’assenza di qualsiasi sollecitazione esterna.
Il sistema muscolo-scheletrico andrà incontro a un cedimento delle sue prestazioni tale da compromettere la consistenza dei muscoli, che rischia di dimezzarsi se il corpo sta per un lungo periodo a riposo. Per poter tener tonico e allenato il proprio corpo senza effettuare un allenamento o un esercizio fisico intenso, oggi si può ricorrere alla pedana vibrante le cui vibrazioni fungono da stimolo per il rimodellamento osseo e muscoloso dell’organismo.
Dimagrire in pedana
La pedana vibrante quindi trasmette a chi vi sale su, delle vibrazioni più o meno intense di una frequenza compresa fra i 10 e i 60 Hz per un tempo massimo di dieci minuti e, a seconda della posizione che il soggetto assume sopra la pedana, si andranno a stimolare determinate fasce muscolari piuttosto che altre, per questo per ogni tipo di allenamento ci sono delle posizioni precise da assumere. Ogni posizione sulla pedana vibrante va adattata al proprio programma di allenamento sempre tenendo presente lo stato di salute del soggetto e gli effetti delle vibrazioni sui muscoli, le articolazioni, le ossa e il sistema circolatorio.
Gli effetti della pedana quindi sono legati alla frequenza che si imposta, all’ampiezza dell’oscillazione, alla durata della vibrazione e naturalmente alla posizione assunta dal soggetto. Oggi in commercio esistono diversi tipi di pedana vibrante e alcune si distaccano parecchio dalle caratteristiche di quelle originarie. Le pedane si dividono fondamentalmente in sussultorie e basculanti: le prime effettuano un movimento verticale e le seconde un movimento laterale.
Seggiolini auto per la sicurezza a bordo

Dovendo trasportare un bebè a bordo di un’auto è bene che il bimbo possa godere del viaggio in auto in tutta sicurezza,per questo vanno scelti i seggiolini auto in modo accurato, che siano a norma di legge e in cui il bimbo possa sentirsi del tutto sicuro. Poter portare in auto il proprio bambino in tutta sicurezza è un fattore da non sottovalutare quando si scelgono i seggiolini auto adatti.
Far viaggiare i bimbi senza seggiolino infatti aumenta il rischio che possa accadere loro qualcosa anche nel caso di una semplice frenata un po’ brusca, per questo è importante farli viaggiare sicuri posizionandoli all’interno dei seggiolini, ma quale risulta essere il posto migliore dove sistemare lo stesso seggiolino?
Il posto migliore in cui posizionare il seggiolino è quello al centro dei sedili posteriori, eppure alcuni genitori preferiscono sistemare il bimbo proprio accanto a sé sul sedile anteriore il che si rivela una scelta non troppo saggia ma che non è vietata dal Codice della Strada. Magari avendolo davanti accanto a sé, si può tenere il bimbo maggiormente sotto controllo durante il viaggio in auto e non ci si dovrà girare dietro ogni minuto a controllarlo per tranquillizzarsi sulle sue condizioni.
Vari tipi di seggiolini auto
In commercio esistono diversi tipi di seggiolini auto a seconda naturalmente dell’età e del peso del bimbo: si va dal Gruppo 0, ovvero quelli adatti ai bebè fino ai nove mesi di vita che permettono al neonato di viaggiare sdraiato, fino al Gruppo 3, ovvero adatto ai bimbi dai sei ai dodici anni, infatti è un tipo di seggiolino che serve più che altro per aumentare l’altezza del bambino così che possa indossare la cintura di sicurezza.
Per i bimbi fino a quindici mesi va adattato all’auto il seggiolino Gruppo 0+, che consiste in un lettino dotato di una maggior protezione alla testa e alla gambe, mentre i bambini dai nove mesi fino ai cinque anni d’età bisogna sistemarli in seggiolini auto del Gruppo 1, che vanno fissati al sedile dell’auto usando le cinture di sicurezza da far passare all’interno del seggiolino e che dovranno risultare ben tese così da evitare qualsiasi spostamento del seggiolino.
Infine, per i bimbi dai quattro ai sei anni ci sono i seggiolini del Gruppo 2, ovvero quelli dotati di braccioli e dello schienale che servono per rialzare il bambino in modo che possa usare la cintura di sicurezza. Una volta che il bambino avrà compiuto i dodici anni non si avrà più bisogno di usare alcun tipo di seggiolino dato che potrà usare semplicemente le cinture di sicurezza. Si continuerà a usare il seggiolino solo nel caso in cui il bambino, seppure dodicenne, sia di altezza inferiore al metro e mezzo.
Cos’è e a cosa serve una idropulitrice?
Per riuscire a lavare senza troppa fatica qualsiasi tipo di superficie di qualsiasi dimensione è possibile ricorrere alla idropulitrice, un apparecchi professionale che permette di poter lavare via ogni tipo di sporco. Vediamo meglio cos’è e a cosa serve una idropulitrice. L’idropulitrice non è altro che una macchina che aiuta nel lavaggio di superfici di vario tipo, e serve per riuscire a rimuovere più facilmente e con meno fatica lo sporco di ogni genere utilizzando la pressione stessa dell’acqua che riesce a rimuovere anche lo sporco più ostinato.
L’idropulitrice è un apparecchio che viene sfruttato in diverse occasioni e sedi, per esempio può essere usata in ambito industriale o tecnico ma anche in ambito domestico può rivelarsi molto utile, per esempio nella pulizia esterna di motociclette o di automobili, oppure può essere sfruttata nella pulizia di pezzi di ricambio di macchinari, a meno che non si danneggino con l’acqua. Ideale anche per pulire a fondo i pavimenti, soprattutto di officine meccaniche e industriali, ma anche da usare su asfalto, cemento o piazzali massellati, nonché sui tetti e sulle pareti esterne per toglier via muschio e muffe, idropulitrice si può facilmente utilizzare anche sulle pareti interne, facendo attenzione alla quantità d’acqua da usare.
Infatti, idropulitrice usa una gran quantità di acqua quindi scegliendo di impiegarla per pulire dentro casa, bisogna stare attenti a non rischiare un facile allagamento di casa e cercare quindi di calibrare bene i getti e la quantità d’acqua. Da non sottovalutare il ruolo dell’idropulitrice durante l’inverno nello sturare i tubi delle fognature: infatti, quando le tubature sono gelate è possibile usare l’idropulitrice ad acqua calda per liberare i tubi con l’aiuto di appositi ugelli e sturatubi.
Come usare l’idropulitrice
Se si vuole cercare di capire l’efficacia del lavoro di un’idropulitrice e quindi definire le sue performance, bisogna prendere in considerazione quelli che sono gli elementi che influenzano l’efficacia della macchina, ovvero la portata dell’apparecchio e quindi il volume d’acqua elaborato dalla pompa in un certo lasso di tempo e la pressione, ovvero la forza che l’acqua esercita sulla superficie da lavare.
Quindi, maggiore sarà la portata e più veloce risulterà il lavaggio, mentre più grande sarà la pressione usata e più profonda sarà la pulizia effettuata dalla macchina. Esistono due tipi principali di pompe: quella assiale e quella lineare. La pompa assiale permette il movimento dei tre pistoni attraverso la rotazione di un piattello inclinato, mentre la pompa lineare permette il movimento dei tre pistoni attraverso un sistema di bielle e albero a gomiti.
Articoli recenti
- Perché usare un registratore vocale
- Le ultime novità in fatto di cure dell Acne
- Tritare tutto con un robot tritatutto
- Usi e funzioni del gasatore per l’acqua
- Ad ogni dente il proprio spazzolino
- Vita con inseminazione artificiale
- Rasoio elettrico o lametta?
- Configurazioni e letture di un router
- Il parto e l’allattamento
- Mantenersi in forma con una pedana vibrante
- Seggiolini auto per la sicurezza a bordo
- Cos’è e a cosa serve una idropulitrice?