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Tritare tutto con un robot tritatutto

Tritare tutto con un robot tritatutto

In ogni cucina che si rispetti non manca mai un robot tritatutto capace di ridurre in piccoli pezzettini qualsiasi tipo di alimento. Esistono però tantissimi tipi di robot tritatutto, come fare a scegliere quello più corrispondente alle proprie esigenze culinarie?

Caratteristiche dei robot da cucina

Hanno caratteristiche capaci di differenziarli l’uno dall’altro: i robot tritatutto esistono oggi in svariati modelli che servono per tritare alimenti diversi e per questo presentano qualità che possono renderli anche molto diversi tra loro. Come fare a scegliere il robot tritatutto più idoneo alle proprie necessità?

Per capire quale sia il modello adatto bisognerebbe basarsi sulle proprie specialità culinarie, sui propri piatti forti: per esempio se si ama preparare leccornie e dolci, si può prendere in considerazione l’idea di acquistare quei robot tritatutto che riescono a polverizzare chicchi di caffè, noci, mandorle, nocciole, ingredienti base per la preparazione di torte, biscotti o creme.

Ci sono invece altri tritatutto più adatti a essere usati per preparare frullati e passati di verdure e che si rivelano utili se si segue un particolare tipo di alimentazione o si preferisce preparare pietanze più elaborate in cui a condire il tutto saranno verdure frullate. Un tritatutto elettrico si dimostra anche molto utile quando bisogna preparare le pappe per i neonati: le mamme che preferiscono le pappine fatte in casa a quelle confezionate oggi sono tante e il tritatutto si rivela un degno e insostituibile alleato in questo.

Funzioni di un robot da cucina

Tutte le funzioni del robot tritatutto dipendono soprattutto dalla capienza dell’apparecchio stesso: un robot con una capienza maggiore sarà più idoneo per la preparazione di passati e pappe per bimbi, mentre quello con una capienza media sarà preferibile da usare per tritare ortaggi e frutta.

Altra cosa da prendere in considerazione per scegliere il proprio robot tritatutto è la potenza del motore, che dipende dalla quantità di alimenti che riesce a contenere. Per esempio un robot tritatutto dalla potenza di 300 Watt in genere è adatto per lavorare circa 500 ml di alimenti che equivalgono circa a 200 gr di tritati. Inutile dire come anche l’occhio voglia la sua parte nella scelta del robot tritatutto: infatti esistono modelli particolarmente moderni e tecnologici che, oltre a contraddistinguersi per le diverse funzioni, godono anche di un design all’avanguardia.

Tutto però dipende dallo spazio che si ha in casa: attenzione se il robot è troppo lungo o troppo largo perché potrebbe rivelarsi più un ingombro che un apparecchio utile, mentre è bene assicurarsi della qualità delle lame e se si sceglie il modello a pressione meglio che abbia una base molto stabile.

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Dimensioni e utilità di una scrivania

Dimensioni e utilità di una scrivania

Non possono mancare nell’angolo studio delle camere dei ragazzi o nel salone di casa: le scrivanie devono essere scelte in base alle proprie esigenze oltre che per combinarsi perfettamente allo stile e al design dell’arredo domestico.

Le dimensioni di una scrivania

È sempre difficile scegliere le scrivanie da sistemare in casa: nella cameretta dei ragazzi, per esempio, ognuno dovrebbe avere un angolo studio proprio e separato che risulti però comodo per studiare e leggere sui libri, quindi la parola d’ordine nella scelta della scrivania dovrebbe essere proprio comodità. A seconda dello spazio che si ha a disposizione, quindi, è possibile scegliere le scrivanie più adatte per le camere dei ragazzi che dovrebbero essere abbastanza ampie per poter scrivere, studiare, avere un angolo adatto a sistemare il computer e lo spazio sufficiente per sistemare tutto ciò che serve per poter studiare comodamente senza alzarsi troppo spesso dalla sedia.

Le scrivanie ideali sono quelle che permettono di assumere una corretta postura quando si è seduti, per cui è importante prestare attenzione all’altezza del piano di lavoro, che sarebbe meglio arrivasse ai 72/75 cm, anche la larghezza è importante e non dovrebbe essere inferiore agli 80 cm mentre la profondità può variare dai 60 agli 80 cm. Prese infatti in considerazione le dimensioni di un computer di ultima generazione, la profondità della scrivania può effettivamente ridursi a 60 cm sempre che non si tratti di una riduzione che limiti la mobilità degli arti inferiori.

La scrivania dell’angolo studio

Se la scrivania non la si sta scegliendo per la cameretta dei ragazzi ma per creare un angolo studio in casa, la scelta migliore è quella della scrivania ergonomica perché riesce a rispondere alle esigenze di chi vi lavora. Questo tipo di scrivanie è ideale per chi deve lavorare molto tempo al computer: per evitare di affaticare polso e occhi, infatti, tastiera e mouse dovrebbero essere sistemati su un piano inclinato e più basso rispetto a quello del monitor, inoltre è sempre meglio posizionare la scrivania vicino una fonte di luce naturale come una finestra o un balcone.

Alla scrivania, quindi è importante poter stare comodi assumendo al tempo stesso la postura giusta in maniera naturale, senza accorgersene, e questo è possibile se si sceglie anche la sedia a insieme alla scrivania. Scegliendo anche la sedia, sarà possibile provare la postazione di lavoro o studio prima di sistemarla in casa e valutare bene i rapporti tra l’altezza della sedia e quella della scrivania decidendo per quella che risulti più consona alle proprie necessità. Naturalmente è possibile decidere di sistemare anche due scrivanie diverse, e creare due angoli studio diversi, ovvero uno appositamente per il computer e l’altro adatto per tutti i giorni.

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Le basi dell’economia

Le basi dell’economia

L’economia è la scienza che studia il modo di soddisfare i bisogni illimitati con beni presenti in quantità finite. In pratica, ogni problema di economico è un problema di scelte: dalla ripartizione di un bene tra vari bisogni alla distribuzione di date risorse tra più produzioni; dalla identificazione del prodotto più conveniente alla combinazione dei vari fattori in un processo produttivo; e così via.

Le teorie economiche fondamentali

In queste scelte, l’operatore economico è guidato essenzialmente dal criterio della massimizzazione del proprio utile e pertanto egli cerca di ottenere ciascun obiettivo per la via più economica, secondo la legge del minimo prezzo. In origine, lo studio dell’economia veniva confuso con quello delle scienze filosofiche, sociali e giuridiche, come per esempio in Platone, Aristotele e S. Tommaso d’Aquino. In seguito, però, venne sempre più affermandosi la tendenza a fare dell’economia una scienza assolutamente autonoma, distintasi comunque come tale soltanto quando le manifestazioni economiche ebbero a rivelarsi in modo più concreto, e quindi al sorgere dell’età moderna.

Ad ogni modo i primi che, sia pure in embrione, trattarono l’economia sotto un aspetto tecnico, furono gli antichi giuristi romani, le cui osservazioni fondamentali in materia economica si trovano già abbozzate nel Corpus iuris civilis nelle parti relative al diritto commerciale e marittimo. Più avanti — come prima era passato dai filosofi ai giuristi l’interesse per questa scienza particolare — i politici, rendendosi conto dell’importanza dell’economia nel campo dei loro studi, ne formano oggetto di attenta considerazione, e basti citare il Machiavelli, il Bonin e il Botero. In tal modo, quindi, per parecchi secoli, politica ed economia appaiono strettamente congiunte, soprattutto per quei problemi ora meglio compresi nella scienza delle finanze, quali i monetari, dei cambi, dei mercati, delle imposte, ecc. È inutile aggiungere che la principale intenzione di questi autori politici, nello studio delle suddette questioni, era quella di dare suggerimenti pratici sugli indirizzi di governo.

I grandi sistemi economici dei padri dell’economia

Una vera e propria storia dell’economia si ha però con l’inizio della creazione dei grandi sistemi economici, il primo dei quali fu il sistema detto del mercantilismo, connesso alla formazione dei grandi stati moderni e alla affermazione di certe categorie di capitalisti, da cui il concetto fondamentale del sistema che identifica il capitale nella moneta, considerata quindi assai più che un semplice strumento di scambio. L’importanza dei mercantilisti inglesi sta per lo più nel contributo da essi dato all’analisi dei fenomeni della circolazione della ricchezza e nel dedurre da tale studio delle norme di politica economica interna ed internazionale.

È d’altronde opinione prevalente che fondatori dell’economia, nel senso moderno dell’espressione, devono essere considerati gli economisti francesi del sec. XVIII, comunemente designati col nome di fisiocratici. Il sistema da essi propugnato, sorto in un certo aspetto come reazione degli interessi agricoli danneggiati dal mercantilismo, si basa sullo studio dei fenomeni di produzione della ricchezza, e quindi sull’importanza della natura (fisiocrazia = potere della natura) come fonte dei beni. Successore dei fisiocratici si può considerare l’inglese Adam Smith (1723-1790), che nella sua opera Ricerca sulla natura e sulla causa della ricchezza delle nazioni ha gettato le basi della scuola classica, quale strenuo propugnatore della libertà economica e acuto critico dei difetti e dei pregi dei sistemi precedenti.

Le idee piuttosto disparate sparse nei grandi sistemi economici ebbero una più precisa valutazione nell’opera di riordino e di elaborazione della materia di cui si fecero promotori alcuni studiosi inglesi della prima metà del sec. XIX, fra i quali Jeremy Bentham, esponente della filosofia utilitaristica, John Stuart Mill, codificatore delle cognizioni economiche nel tempo e ricco di idee precorritrici e, il più grande di tutti, David Ricardo, un agente di cambio che, preso dal fascino dei problemi economici, ne tracciò nei suoi Principi (1817) un lucido e fondamentale quadro.

Per Ricardo il principale problema dell’economia consiste nel determinare oggettivamente il rapporto secondo cui il prodotto della ricchezza si ripartisce tra le varie classi della popolazione e non già, come per Smith, nell’analizzare le cause della ricchezza dei vari paesi. Una materia affascinante, quella economica, che nella modernità ha subito modificazioni senza alterare le basi di questa teoria.

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La nascita dell’industria

La nascita dell’industria

L’industria è l’attività umana che ha per scopo la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti, pronti per l’uso, o in altri prodotti pronti ad essere ulteriormente trasformati, mediante una speciale organizzazione del capitale e del lavoro.

Lo sviluppo dell’industria nel tempo

Diverse sono le fasi attraverso cui c’è stata l’evoluzione industriale nel tempo. Una prima fase, che si estende dall’epoca delle società primitive al primo Medioevo, si può chiamare di famiglia o domestica: gli uomini sono divisi in piccoli gruppi economicamente autonomi. Ciascun gruppo basta a se stesso e non produce se non quanto prevede di consumare immediatamente o in un vicino futuro. Per famiglia non si deve tuttavia intendere il gruppo che oggigiorno forma la base della società: la famiglia patriarcale è in genere assai numerosa e comprende, oltre all’avo e ai suoi discendenti che vivono con gli schiavi e i servi artificialmente incorporati nella familia.

Il patrizio romano e il signore feudale sono capi di familiae composte anche da centinaia di persone occupate in attività diverse, tutte intese al soddisfacimento dei bisogni del gruppo. Già nella familia si osserva una rudimentale divisione del lavoro la quale si accentua allorché un membro di essa si stacca e va ad offrire ad altri il lavoro nel quale si è specializzato, dando luogo alla primitiva figura del salariato che lavora per conto d’altri la merce fornita da questi. Il lavoratore ambulante a un certo punto smette questa caratteristica: si fissa in un luogo e non è piú lui che cerca il cliente ma il cliente che cerca lui.

Non sono piú gli altri che gli dànno la merce da trasformare e gli utensili necessari, ma egli stesso che possiede scorte adatte e utensili. Non dispone ancora di salariati si fa aiutare dai familiari e da qualche allievo. Questa fase è caratteristica dell’economia urbana del Medioevo. Egli lavora soltanto per il ristretto mercato che gli sta intorno e si associa ad altri artigiani che esercitano la stessa sua attività, costituendo il germe delle corporazioni che tanta importanza hanno nella storia economica e politica medievale.

L’industria: dal mercante all’imprenditore

Con l’evolversi della cultura, con l’aumentare della ricchezza, con lo svilupparsi delle comunicazioni e dei contatti tra città e città, tra città e magna, il mercato si allarga, le fiere diventano un formidabile mezzo per l’intensificazione degli scambi commerciali. La concorrenza di altri lavoratori del suo stesso mestiere, operanti in altre città e addirittura in altre nazioni, lo costringono a passare all’attacco, a cercare degli sbocchi fuori dal proprio tradizionale centro. Per far questo gli occorre un intermediario che gli indichi i mercati piú adatti, che lo informi del genere merce piú domandato, che si incarichi del trasporto, del collocamento prodotto, della riscossione del suo prezzo.

Questo intermediario ha prima esclusivamente la figura del mercante. In una fase successiva il mercante si trasforma in imprenditore, cioè ordina agli artigiani; con i quali ha rapporti, di fabbricare quella determinata merce in quel determinato modo, spesso fornisce la materia prima e gli utensili per lavorarla. L’artigiano perde i contatti coi clienti, lavora esclusivamente per l’imprenditore il quale in breve volgere di tempo diventa il padrone che dà un salario al lavoratore e conserva la proprietà della merce e degli attrezzi.

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