Usi e funzioni del gasatore per l’acqua

A cosa serve il gasatore acqua e come funziona? Il gasatore acqua viene acquistato dalle famiglie per avere acqua frizzante e fresca subito pronta, infatti serve a far diventare frizzante la normale acqua di rubinetto, evitando così l’acquisto dell’acqua frizzante in bottiglia o delle bustine di soluzione effervescente.
Come funziona il gasatore acqua
Depurare e gasare l’acqua del rubinetto oggi è reso molto più facile grazie all’uso e all’azione del gasatore acqua. Grazie al gasatore infatti è possibile avere sempre pronta acqua frizzante usando quella che viene erogata direttamente dal rubinetto di casa propria: in se stesso il gasatore è un apparecchio simile alle caraffe filtranti ma diversamente da loro è dotato di un cilindro di Co2 che serve appunto per gasare l’acqua. Al momento della gasatura, quindi, se ne decide il tipo e il livello desiderata e si mette in funzione il gasatore.
L’acqua del rubinetto con cui lo si sarà riempito risulterà depurata e resa frizzantina in poco tempo e secondo il grado di gasatura prescelto: in pratica, tale strumento risulta molto utile perché evita l’inutile spreco di plastica derivante dall’acquisto di bottiglie di acqua frizzante e soprattutto rappresenta un grande vantaggio economico proprio perché si risparmia la spesa di acqua frizzante.
Acqua in bottiglia o acqua del rubinetto?
Proprio a questo proposito il gasatore acqua domestico dovrebbe essere scelto secondo le proprie necessità, ovvero secondo la quantità di acqua che si consuma in media in una giornata: ci sono sia i gasatori con capacità un litro che quelli di un litro e mezzo.
Inoltre, proprio come le caraffe filtranti anche il gasatore acqua necessita di ricariche apposite di Co2: infatti, il gasatore ha sia il compito di fungere da impianto depuratore sia da gasatore, per cui è necessario ricaricare l’apparecchio ogni mese con gli appositi filtri che andranno sostituiti ogni volta che perderanno la propria efficacia depurativa. I cilindri di Co2 riescono in media a rendere frizzante una quantità di acqua pari a circa novanta litri che corrisponde più o meno alla quantità di acqua che consumano quattro persone in quindici giorni se bevessero solo acqua gasata.
Il che significa che, rapportando la quantità di acqua frizzante che il gasatore riesce a produrre a quella comprata in bottiglia, l’acqua prodotta dal gasatore nell’arco di un mese risulta decisamente maggiore rispetto alla quantità di acqua che si comprerebbe in bottiglia. Il cilindro di Co2 quindi risulta durare di più e produrre un’acqua molto più buona di quella che si ottiene con le semplici bustine di soluzione frizzante.
Il parto e l’allattamento

L’allattamento è una fase molto delicata dopo il parto: è il modo più immediato e naturale per nutrire il bebè durante i primi mesi di vita. Il latte materno ricco di proteine e vitamine è l’alimento migliore con cui nutrire il neonato per farlo cresce sano e forte.
Nutrire il neonato con il latte
Dopo averlo nutrito dall’interno per nove mesi, una volta fatto il suo ingresso nel mondo il neonato viene nutrito dalla mamma attraverso l’allattamento: il latte materno è da sempre considerato l’alimento più completo e nutriente per far crescere il bebè sano e robusto. Il latte della mamma infatti contiene tutti i nutrienti necessari, gli anticorpi e gli ormoni che contribuiscono a fortificare e rendere pronto il sistema immunitario del bambino ad affrontare i pericoli del mondo esterno.
Nella fase dell’allattamento la mamma deve continuare ad aver cura di sé delle proprie abitudini alimentari e quotidiane e continuare a condurre una vita sana così da trasmettere al bebè nutrienti di qualità. Il latte materno infatti basta da solo per i primi sei mesi di vita del neonato come alimento base della sua alimentazione dato che copre il fabbisogno nutritivo del bimbo, inoltre assumendo latte materno il neonato riesce a sviluppare delle difese immunitarie migliori e più resistenti verso virus, batteri e anche allergie.
I benefici dell’allattamento
L’allattamento favorisce lo sviluppo del rapporto tra la mamma e il bebè perché il piccolo riesce a sentire l’odore e percepire il calore della madre e si rilassa sicuro tra le sue braccia, mentre per la donna allattare significa percepire stimolazioni sensoriali di benessere ricevendo da quell’atto del tutto naturale tanta gratificazione. Le mamme che allattano al seno inoltre hanno un rischio minore di contrarre carcinoma alla mammella, neoplasia dell’ovaio e osteoporosi durante il periodo della menopausa e riescono più facilmente a tornare al peso pregravidico perché la produzione di latte prevede un alto consumo di energie da parte dell’organismo.
Per offrire al neonato un latte materno di qualità anche la mamma deve stare attenta a non riappropriarsi delle cattive abitudini perse durante la gravidanza, per esempio non mangiare troppi fritti e grassi e non esagerare con gli alimenti dolci e confezionati. Proprio come in gravidanza, durante l’allattamento le necessità nutritive della mamma arrivano a essere addirittura superiori per cui è necessario seguire una dieta ricca di acqua, frutta e verdure fresche, pesce, latticini che aiutano l’organismo a produrre latte adatto al neonato.
Bisognerà evitare quindi tutti gli alimenti e pietanze che possono dar luogo ad allergie nel bimbo e che possono far diventare sgradito il sapore o l’odore del latte, per cui al bando bevande a base di cola, caffè, the, cacao e naturalmente gli alcolici. Al contrario è importante bere almeno due litri d’acqua al giorno dato che il latte materno è formato dall’87% di acqua.
Protagonisti della fantascienza

Mondi lontani, abitati da esseri artificiali, pianeti governati da un computer, astronavi al comando di cervelli cyborg. Nell’immaginario di tutti, il robot è la fantascienza. In effetti, creare un doppio, un essere artificiale dotato di vita propria è sempre stato il sogno dell’uomo, fin dall’antichità: ne parlano alcuni miti greci, leggende medievali e soprattutto la vicenda mitica cinquecentesca del Golem, l’essere di argilla che nel ghetto di Praga proteggeva gli ebrei e che veniva messo in movimento da formule cabalistiche. Ma l’idea di una creatura portata in vita dalla scienza è da tutti gli studiosi attribuita a Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein (1818).
Sebbene non si tratti di un robot, la creatura del romanzo è in vita non per magia, ma per il potere della tecnologia, in questo caso dell’elettricità. Un tema molto intrigante: l’idea di costruire automi intelligenti soddisfa infatti l’aspirazione umana di raggiungere l’immortalità e contemporaneamente fa nascere il timore che, proprio perché la macchina è priva dei difetti tipicamente umani, possa diventare più potente dell’uomo e quindi pericolosa. La nascente tecnologia colpì l’immaginazione degli scrittori molto presto, infatti. Già nel 1868 Edward Ellis scrisse di uomini a vapore nel romanzo The Steam Man of the Prairies e anche Jules Verne ideò per il suo romanzo Il demone di Cawnpore (1880) un elefante meccanico mosso dalla forza del vapore.
La fantascienza cibernetica
La parola robot nacque però qualche anno dopo, coniata dal commediografo boemo Karel Capek per il dramma R. U. R. (Rossum’s Universal Robot) del 1920, e deriva dalla parola ceca robota (chi lavora duro). I robot di Capek erano creature artificiali indistinguibili dagli esseri umani e avevano il compito di svolgere lavori pesanti. Non fu però la fantasia a dare il via alla vera fantascienza cibernetica, quella che si occupa di uomini meccanici e computer intelligenti. Fu la scienza: il primo a introdurre il computer nei racconti della rivista che dirigeva,”Astounding science fiction”, fu infatti John Campbell che era studente al MIT, l’università tecnologica più prestigiosa degli Usa.
Campbell divenne amico di uno dei docenti, il matematico Norbert Wiener, tra gli studio-si cui si deve l’invenzione del computer. Le conversazioni con questo scienziato hanno ispirato i suoi racconti influenzando tutta la letteratura di fantascienza, compreso l’amico Isaac Asimov, universalmente riconosciuto come il più importante autore di romanzi sui robot. Pochi sanno, per esempio, che le celebri tre leggi della robotica un’idea di Campbell, non di Asimov che le enunciò.
Robot come macchine da guerra

Se i robot sono destinati a fare i “lavori sporchi” al posto dell’uomo, cosa c’è di più sporco della guerra? Non a caso, i robot per uso militare sono apparsi già intorno al 1940, circa 20 anni prima di quelli per uso civile. Tra i primi, il Goliath, usato dall’esercito tedesco nella 2′ Guerra mondiale: era un piccolo cingolato filoguidato, lungo 1,60 m e alto 60 cm. Corazzato e imbottito con un centinaio di kg di esplosivo, poteva essere spinto a 500 metri di distanza per aprire varchi nei campi minati. Tra il 1942 e il 1945 ne furono prodotti 10.000 esemplari in due modelli, uno diesel e l’altro con batterie (con solo 8 minuti di autonomia).
Era un mezzo primitivo ma simile, come concezione, ai robot antibomba usati oggi. Costituiti da uno scafo cingolato, montano telecamere, sensori e bracci meccanici che consentono agli artificieri, posizionati al sicuro, di individuare ordigni e disinnescarli. Il sistema ha avuto un momento di gloria grazie al film The Hurt Locker, dedicato agli artificieri Usa che lavoravano in Iraq: nel 2010 ha vinto 6 premi Oscar. Ma i Goliath non furono i primi robot da guerra.
Robot che uccidono e sono invisibili
Il primo drone militare della storia, il Radioplane OQ -2, fu inventato negli anni Trenta, negli Stati Uniti, dall’industriale Reginald Denny. Era un velivolo radiocomandato, usato come bersaglio per addestrare gli addetti alle batterie antiaeree. Ne furono prodotti 15.000 in un impianto alle porte di Los Angeles dove lavorava come operaia Norma Jeane Mortenson, poi divenuta celebre come Marilyn Monroe. I droni militari di oggi sono equipaggiati con sistemi video ad alta definizione e a infrarossi, radio e radar allo scopo di raccogliere immagini, sorvegliare movimenti nello spazio aereo e interferire con i sistemi nemici di difesa o di punta-mento dei missili.
Uno tra i primi droni di questo tipo, il Tadiran Mastiff, fu sviluppato da Israele dopo la guerra dello Yom Kippur, del 1973, quando i sistemi missilistici terra-aria egiziani e siriani causarono gravi danni agli aerei da caccia israeliani. Il Mastiff aveva un raggio d’azione di 30-50 km e fu il primo drone a offrire un sistema di sorveglianza in tempo reale. Oggi i più moderni droni sono aviogetti a lunga autonomia.
Come il Male, progetto europeo a cui partecipa anche l’italiana Alenia, insieme a Airbus e Dassault Aviation, che dovrebbero realizzare entro il 2020 un drone militare europeo. Si stima che 50 Paesi nel mondo utilizzino droni per scopi militari. Ed è stato anche grazie all’impiego di droni stealth, cioè non rilevabili dai radar, che l’esercito americano ha potuto individuare, nel 2011, il nascondiglio di Osama Bin Laden ad Abbottabad e organizzare l’operazione militare con cui fu eliminato.
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