Protagonisti della fantascienza

Mondi lontani, abitati da esseri artificiali, pianeti governati da un computer, astronavi al comando di cervelli cyborg. Nell’immaginario di tutti, il robot è la fantascienza. In effetti, creare un doppio, un essere artificiale dotato di vita propria è sempre stato il sogno dell’uomo, fin dall’antichità: ne parlano alcuni miti greci, leggende medievali e soprattutto la vicenda mitica cinquecentesca del Golem, l’essere di argilla che nel ghetto di Praga proteggeva gli ebrei e che veniva messo in movimento da formule cabalistiche. Ma l’idea di una creatura portata in vita dalla scienza è da tutti gli studiosi attribuita a Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein (1818).
Sebbene non si tratti di un robot, la creatura del romanzo è in vita non per magia, ma per il potere della tecnologia, in questo caso dell’elettricità. Un tema molto intrigante: l’idea di costruire automi intelligenti soddisfa infatti l’aspirazione umana di raggiungere l’immortalità e contemporaneamente fa nascere il timore che, proprio perché la macchina è priva dei difetti tipicamente umani, possa diventare più potente dell’uomo e quindi pericolosa. La nascente tecnologia colpì l’immaginazione degli scrittori molto presto, infatti. Già nel 1868 Edward Ellis scrisse di uomini a vapore nel romanzo The Steam Man of the Prairies e anche Jules Verne ideò per il suo romanzo Il demone di Cawnpore (1880) un elefante meccanico mosso dalla forza del vapore.
La fantascienza cibernetica
La parola robot nacque però qualche anno dopo, coniata dal commediografo boemo Karel Capek per il dramma R. U. R. (Rossum’s Universal Robot) del 1920, e deriva dalla parola ceca robota (chi lavora duro). I robot di Capek erano creature artificiali indistinguibili dagli esseri umani e avevano il compito di svolgere lavori pesanti. Non fu però la fantasia a dare il via alla vera fantascienza cibernetica, quella che si occupa di uomini meccanici e computer intelligenti. Fu la scienza: il primo a introdurre il computer nei racconti della rivista che dirigeva,”Astounding science fiction”, fu infatti John Campbell che era studente al MIT, l’università tecnologica più prestigiosa degli Usa.
Campbell divenne amico di uno dei docenti, il matematico Norbert Wiener, tra gli studio-si cui si deve l’invenzione del computer. Le conversazioni con questo scienziato hanno ispirato i suoi racconti influenzando tutta la letteratura di fantascienza, compreso l’amico Isaac Asimov, universalmente riconosciuto come il più importante autore di romanzi sui robot. Pochi sanno, per esempio, che le celebri tre leggi della robotica un’idea di Campbell, non di Asimov che le enunciò.
Articoli recenti
- Perché usare un registratore vocale
- Le ultime novità in fatto di cure dell Acne
- Tritare tutto con un robot tritatutto
- Usi e funzioni del gasatore per l’acqua
- Ad ogni dente il proprio spazzolino
- Vita con inseminazione artificiale
- Rasoio elettrico o lametta?
- Configurazioni e letture di un router
- Il parto e l’allattamento
- Mantenersi in forma con una pedana vibrante
- Seggiolini auto per la sicurezza a bordo
- Cos’è e a cosa serve una idropulitrice?